Arriva Zika … ed il mondo trema!

Ci risiamo … un piccolo, minuscolo insetto, nel qual caso una zanzara, torna a terrorizzare il mondo intero … .

L’ultimo bollettino recita di tre cittadini canadesi rientrati infettati dopo un viaggio all’estero. Inoltre altri tre casi sono stati accertati a New York, tra cui una donna in stato interessato. Alcuni casi erano poi stati registrati anche in Italia, risalenti addirittura a circa un anno fa, quando quattro turisti italiani di ritorno dal Brasile accusarono i sintomi, che generalmente non differiscono molto da quelli connessi ad un forte stato influenzale.
Di giorno in giorno, con sempre maggior enfasi e drammaticità, la stampa inizia a dar notizia di questi sporadici episodi, sparando cifre e prospettando scenari apocalittici.

A fomentare tali timori è sempre lui, l’OMS  (Organizzazione mondiale della sanità), che con i suoi soliti toni drammatici ha lanciato l’ennesimo catastrofico annuncio: “Il virus Zika nelle Americhe si sta diffondendo in maniera esplosiva. … . ci potrebbero essere 3-4 milioni di contagiati nel Continente americano”

Ormai avviene con una sistematicità, quasi sospetta … : ogni tre, quattro settimane l’OMS tira fuori un nuovo allarmistico comunicato. Infatti non appena si sono sopiti gli echi della surreale vicenda sulle carni rosse, equiparate ai più virulenti agenti cancerogeni, di colpo spunta fuori una nuova pandemia. Con la dietrologia, che non ci sarebbe propria, ma a cui siamo sempre più spesso, nostro malgrado, costretti a ricorrere, ci chiediamo: “Ma questi annunci catastrofici, cosa in realtà sottintendono? Quali giochi di potere, … in essi in realtà vengono a manifestarsi da parte delle grandi case farmaceutiche, delle lobby del settore agro-alimentari, dei produttori d’armi …”.

Innominato

“Razzismo, fascismo, omofobia sono una montagna di merda”

Poco prima delle 11, a Milano, nei nei pressi del centro congressi dove si è tenuto l’incontro tra Marine Le Pen (leader del Fronte Nazionale francese) ed il leader della Lega Matteo Salvini,  sono stati riversati diversi sacchi di letame, sormontati da uno striscione, che riportava la frase: “Razzismo, fascismo, omofobia sono una montagna di merda”.

Per una volta, non c’è nientr’altro da aggiungere … .

Innominato

C’è chi paga per far spogliare una donnina …

C’è chi paga per far spogliare una donnina … e chi invece per far coprire una statuina!

A destra l'oscena nudita coperta nei pannelli di sinistra ...

A destra l’immagine dell’oscena nudità ….coperta nei pannelli di sinistra …

E’ sulla bocca di tutti (ed anche in qualche altro posto per altri …) e quindi non potevamo esimerci dal metterci il becco, ops … dal farci su la nostra bella pippa mentale! Ovvero, in occasione della visita del presidente iraniano Hassan Rohani in Campidoglio, il governo italiano ha  fatto coprire le nudità di talune statue dei Musei Capitolini.

Ufficialmente, così ci hanno raccontato …, l’atto è riconducibile ad una qualche forma di rispetto e sensibilità nei confronti della cultura iraniana.
Allora, ai più ingenui di noi è venuto spontaneo pensare che non sarebbe stato difficile programmare un percorso alternativo, oppure addirittura differenti sedi di incontro, che al tempo stesso non avrebbero né urtato la sensibilità del regime totalitario iraniano, né umiliato la nostra tanto bistrattata cultura italica. Ed invece no! Noi, siamo troppo ingenui: Rohani doveva vedere come noi italiani siamo bravi a metterci a 90!

Sia ben chiaro: di certo non è una novità introdotta dal nostro buon democristiano Renzi! Tale pratica, tale viscida sensibilità tutta occidentale, è ormai vetusta e consolidata, e non solo tipica dei nostri manierismi italiani. Infatti essa viene altresì ipocritamente costumata anche dalle ben più laiche e liberali democrazie francesi ed inglesi … .

Insomma, l’abbiamo capito tutti: si è trattato di una bella marchetta! Una bella marchetta da ben oltre 17 miliardi di euro in potenziali contratti. Una bella marchetta … però al contrario, in cui non ci è spogliati ma ci si è invece coperti.

I più attenti di voi adesso insorgeranno protestando che si tratta della solita vecchia retorica qualunquista, … che non c’è nulla di nuovo, … .
Ebbene sì, avete ragione! Infatti il fatto in sé non ha nulla di eccezionale, quanto invece a me piace strumentalizzarlo per sottolineare l’ipocrita meschinità, che spesso ci accompagna nelle nostre azioni di ogni giorno. Ovvero la nostra puritana cultura ci fa aborrire la prostituzione fisica, sì quella delle prostitute e delle escort, mentre spudoratamente ammette, e alle volte anche esalta, quella intellettuale. Per esser chiari, parlo di quegli atteggiamento e di quegli atti di cui, coscientemente ed incoscientemente, spesso ognuno di noi, ogni giorno, si fa interprete in ufficio, in fabbrica, in un locale pubblico, su un cantiere di lavoro. Insomma parlo di tutte le volte che per il vil denaro  mortifichiamo il nostro intelletto. Così è capitato oggi ai musei Capitolini, così oggi forse è capitato anche nel tuo ufficio o nella tua fabbrica.
Ed ecco quindi la nostra bella pippa mentale: tanto bravi a scandalizzarci per una, quando poi noi stessi, spesso, siamo protagonisti dell’altra, dovremmo allora ricordarci che alla fin fine, in entrambi i casi, è pur sempre solo prostituzione!

P.s.: anche il presidente iraniano Hassan Rohani ha poi dovuto fare la sua marchetta quotidiana. Pensate a come abbia salutato Papa Francesco: “Le chiedo di pregare per me …”.

Innominato

C’era una volta … il trattato di Schengen

Con toni più o meno catastrofici, grondanti di becera retorica o peggio di subdolo utilitarismo, ormai impazza da alcune settimane il tema della sospensione del trattato di Schengen.
Ma perché mai tutto questo clamore?“.

schengen2

I più informati, dall’alto della loro prezzolata competenza, pongono in evidenza che la sospensione è prevista dal trattato stesso. Ovvero l’articolo 26 del codice statuisce che in caso di “minaccia sistemica e persistente” alle frontiere esterne, potranno essere introdotti controlli fino a due anni. Con nonchalance, taluni sedicenti democrazie occidentali, quali Austria e Danimarca, hanno quindi formulato la seguente equivalenza: flusso di migranti uguale a libera circolazione di delinquenti e terroristi, ovvero  “minaccia sistemica e persistente”.

Ed allora: “Perché mai tutto questo clamore?“.

Altri acuti osservatori hanno altresì evidenziato che esiste la possibilità di sospendere l’uso del trattato per un limitato periodo e per specifici motivi. Questa misura è stata utilizzata già più volte e da diversi paesi, soprattutto in occasione di manifestazioni di respiro internazionale quali G7, G8, conferenze sull’Ambiente, campionati europei di calcio … .
Qualcuno di voi vuole azzardarsi forse ad asserire che il massiccio flusso di migranti, a cui è sottoposta negli ultimi mesi l’Europa non possa rientrare in questa casistica?
Ed allora: “Perché mai tutto questo clamore?”.

Altri ben pensati fanno surrettiziamente notare come l’accordo di Schengen non sia stato sottoscritto da tutti i Paesi dell’Unione Europea, adducendo il caso ben più complesso del Regno Unito e della Repubblica d’Irlanda. Inoltre tali luminari evidenziano come in alcuni paesi dell’Unione Europea, quali Romania, Bulgaria, Croazia e  Cipro, non è entrato in vigore, benché sottoscritto, in quanto non sono stati attuati tutti gli accorgimenti tecnici necessitanti. Tali defezioni si sono ormai consolidate, senza che ne siano derivate catastrofiche conseguenze.
Ed allora: “Perché mai tutto questo clamore?”.

Eminenti giuristi spiegano poi che il trattato di per sé statuisce semplicemente la libera circolazione delle persone, o meglio l’assenza di controllo alle frontiere delle persone, che non va confuso con i controlli doganali sulle merci, anche se portate sulle persone. Come dire facciamo passare il Tir, ma controlliamo l’autista … .
Ed allora: “Perché mai tutto questo clamore?”.

Sedicenti storici raccontano ancora che il trattato di Schengen (1985) è stato inglobato nei principi dell’Unione Europea con il trattato di Maastricht (1992) e quindi di Amsterdam (1997), ovvero in epoche ben lontane da quegli anni cinquanta, quando sulle rovine della II Guerra mondiale la CECA (Comunità economica del carbonio e dell’Acciaio) e quindi la CEE (Comunità economica Europea) nacquero con l’obiettivo di promuovere innanzitutto la collaborazione economica tra i paesi, partendo dal principio che il commercio produce un’interdipendenza che riduce i rischi di conflitti.
Ed allora: “Perché mai tutto questo clamore?”.

Ed allora: “Perché mai tutto questo clamore?”.
Non è che qualcuno, …. o qualcosa che conta, che conta davvero, inizi a temere che la sospensione del trattato di Schengen riesca ad attuare ciò che non è riuscito alla crisi innesca dall’affaire Lehman Brother?
Sarò più chiaro … non è che qualcuno o qualcosa inizi davvero a temere che per via di un effetto domino, di natura soprattutto economica, dalla chiusura delle frontiere si arrivi al crollo dell’euro e dell’Unione Europea?
“Pazzia allo stato puro!” molti di voi urleranno.
“Sì, forse avete ragione!” . Però non mi sembra di essere più fuori di testa di chi non rafforza i confini esterni, creando finalmente un esercito ed un corpo di polizia europea, ma che al contrario si accinge a ripristinare i confini tra membri di una stessa comunità. Per traslato è come se una famiglia anziché chiudere il cancello di casa, chiudesse le porte che separano le diverse stanze della casa stessa.
Sia ben chiaro, però, che non sto propugnando di rinunciare al dovere morale dell’accoglienza. No! Non sto dicendo assolutamente questo. Al contrario ritengo che perché si possa aiutare davvero chi migra, così come è capitato in tempi passati a noi europei …, ci si debba dotare delle adeguate strutture comunitarie, richieste dall’ardito ed oneroso compito. Ed invece, di anno in anno diventa sempre più anacronistico un’Europa che, anziché unificare i suoi apparati economici, politici, militari, giuridici e sociali, torna al contrario a dividersi nei confini tracciati settant’anni fa. Gli Stai Uniti d’Europa non esistono (e già lo sapevamo), né mai esisteranno. Nel frattempo l’asse del potere si sposta sempre più ad oriente, dove la Cina ha lanciato la sua offensiva demografica, legalizzando la nascita del secondo figlio per ciascuna famiglia, che le consentirà di raddoppiare la sua popolazione nell’arco di 20-30 anni. Ma di tutto questo parleremo altrove … .

Innominato

Un anno fa … Charlie Hebdo!

Non mi soffermerò sul fatto in sé, né in appassionanti filippiche ricche di tanta sterile retorica: è stato scritto tanto e se ne scrive tuttora troppo, e spesso per fini biecamente strumentali. Comunque tutto … è iniziato un anno fa. O meglio per noi europei, tutto è iniziato con la strage alla sede di Charlie Hebdo, il nostro 11 Settembre statunitense, tanto che ormai è invalsa la moda di parlare di primo Natale ai tempi dell’Isis, di primo Capo d’Anno ai tempi dell’Isis … .

E’ passato un anno … e l’Europa è ancora sotto shock.
Uno shock surreale di cui spesso non ci si rende conto, ma che latente ci condiziona ogni giorno.
Uno shock che si rinnova ed acuisce di attentato in attentato, e che ci porta a rivedere i principi cardini della nostra cultura, le nostre libertà fondamentali.
E così … dopo 70 anni la Francia è tornata ha dichiararsi in stato di guerra, chiudendo anche momentaneamente le sue frontiere, nelle ore successive alla strage del Bataclan, che riapriva drammaticamente le ferite mai sanate dell’attentato alla sede di Charlie Hebdo.
E così … stati civilissimi come Danimarca e Svezia hanno deciso unilateralmente di sospendere il trattato di Schengen,  tornando a limitare la libertà di circolazione delle persone, per prevenire l’immigrazione illegale, la criminalità organizzata, nonché l’infiltrazione incontrollata di cellule terroristiche.
E così … per la prima volta i metal detector hanno fatto la loro comparsa nei luoghi simbolo della cultura italiana, come il Colosseo a Roma e la Scala a Milano.
E così … più comuni italiani hanno predisposto ordinanze, che prevedevano la rimozione dei crocifissi dalle aule scolastiche, in ottemperanza ad una sensibilità laica, volta a non offendere le altre culture presenti nel nostro paese.
E così … la Santa Sede, di angelus in angelus, persevera nel dar prova di straordinario equilibrismo linguistico, denunciando le continue stragi di cristiani nel mondo, senza però mai levare accuse che possano urtare altre confessioni, altre culture.  Anzi lo stesso apprezzatissimo  Papa Francesco I, un anno fa fu protagonista di uno degli scivoloni più clamorosi del suo pur positivo pontificato, allorquando commentando le vicende di Charlie Hebdo, in un eccesso di genuinità, dichiarò di considerare normale voler dare un pugno a chi offendesse la propria madre.
E così … , indolenti, si potrebbe continuare in questo assurdo elenco.

Maliziosamente, verrebbe però anche da pensare quante delle precedenti misure siano effettivamente conseguenza della strage di Charlie  Hebdo o del Bataclan, piuttosto che il risultato di altre logiche geopolitiche o di interessi economici particolari, che utilizzano in modo strumentale morti e feriti, facendo leva sul diffuso sentimento di paura.

E’ passato un anno … e da allora siamo tutti “Je suis Charlie”: un grido di paura più che un inno di libertà, un  bieco paravento più che un vero attestato di solidarietà.

Innominato