C’era una volta … il trattato di Schengen

Con toni più o meno catastrofici, grondanti di becera retorica o peggio di subdolo utilitarismo, ormai impazza da alcune settimane il tema della sospensione del trattato di Schengen.
Ma perché mai tutto questo clamore?“.

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I più informati, dall’alto della loro prezzolata competenza, pongono in evidenza che la sospensione è prevista dal trattato stesso. Ovvero l’articolo 26 del codice statuisce che in caso di “minaccia sistemica e persistente” alle frontiere esterne, potranno essere introdotti controlli fino a due anni. Con nonchalance, taluni sedicenti democrazie occidentali, quali Austria e Danimarca, hanno quindi formulato la seguente equivalenza: flusso di migranti uguale a libera circolazione di delinquenti e terroristi, ovvero  “minaccia sistemica e persistente”.

Ed allora: “Perché mai tutto questo clamore?“.

Altri acuti osservatori hanno altresì evidenziato che esiste la possibilità di sospendere l’uso del trattato per un limitato periodo e per specifici motivi. Questa misura è stata utilizzata già più volte e da diversi paesi, soprattutto in occasione di manifestazioni di respiro internazionale quali G7, G8, conferenze sull’Ambiente, campionati europei di calcio … .
Qualcuno di voi vuole azzardarsi forse ad asserire che il massiccio flusso di migranti, a cui è sottoposta negli ultimi mesi l’Europa non possa rientrare in questa casistica?
Ed allora: “Perché mai tutto questo clamore?”.

Altri ben pensati fanno surrettiziamente notare come l’accordo di Schengen non sia stato sottoscritto da tutti i Paesi dell’Unione Europea, adducendo il caso ben più complesso del Regno Unito e della Repubblica d’Irlanda. Inoltre tali luminari evidenziano come in alcuni paesi dell’Unione Europea, quali Romania, Bulgaria, Croazia e  Cipro, non è entrato in vigore, benché sottoscritto, in quanto non sono stati attuati tutti gli accorgimenti tecnici necessitanti. Tali defezioni si sono ormai consolidate, senza che ne siano derivate catastrofiche conseguenze.
Ed allora: “Perché mai tutto questo clamore?”.

Eminenti giuristi spiegano poi che il trattato di per sé statuisce semplicemente la libera circolazione delle persone, o meglio l’assenza di controllo alle frontiere delle persone, che non va confuso con i controlli doganali sulle merci, anche se portate sulle persone. Come dire facciamo passare il Tir, ma controlliamo l’autista … .
Ed allora: “Perché mai tutto questo clamore?”.

Sedicenti storici raccontano ancora che il trattato di Schengen (1985) è stato inglobato nei principi dell’Unione Europea con il trattato di Maastricht (1992) e quindi di Amsterdam (1997), ovvero in epoche ben lontane da quegli anni cinquanta, quando sulle rovine della II Guerra mondiale la CECA (Comunità economica del carbonio e dell’Acciaio) e quindi la CEE (Comunità economica Europea) nacquero con l’obiettivo di promuovere innanzitutto la collaborazione economica tra i paesi, partendo dal principio che il commercio produce un’interdipendenza che riduce i rischi di conflitti.
Ed allora: “Perché mai tutto questo clamore?”.

Ed allora: “Perché mai tutto questo clamore?”.
Non è che qualcuno, …. o qualcosa che conta, che conta davvero, inizi a temere che la sospensione del trattato di Schengen riesca ad attuare ciò che non è riuscito alla crisi innesca dall’affaire Lehman Brother?
Sarò più chiaro … non è che qualcuno o qualcosa inizi davvero a temere che per via di un effetto domino, di natura soprattutto economica, dalla chiusura delle frontiere si arrivi al crollo dell’euro e dell’Unione Europea?
“Pazzia allo stato puro!” molti di voi urleranno.
“Sì, forse avete ragione!” . Però non mi sembra di essere più fuori di testa di chi non rafforza i confini esterni, creando finalmente un esercito ed un corpo di polizia europea, ma che al contrario si accinge a ripristinare i confini tra membri di una stessa comunità. Per traslato è come se una famiglia anziché chiudere il cancello di casa, chiudesse le porte che separano le diverse stanze della casa stessa.
Sia ben chiaro, però, che non sto propugnando di rinunciare al dovere morale dell’accoglienza. No! Non sto dicendo assolutamente questo. Al contrario ritengo che perché si possa aiutare davvero chi migra, così come è capitato in tempi passati a noi europei …, ci si debba dotare delle adeguate strutture comunitarie, richieste dall’ardito ed oneroso compito. Ed invece, di anno in anno diventa sempre più anacronistico un’Europa che, anziché unificare i suoi apparati economici, politici, militari, giuridici e sociali, torna al contrario a dividersi nei confini tracciati settant’anni fa. Gli Stai Uniti d’Europa non esistono (e già lo sapevamo), né mai esisteranno. Nel frattempo l’asse del potere si sposta sempre più ad oriente, dove la Cina ha lanciato la sua offensiva demografica, legalizzando la nascita del secondo figlio per ciascuna famiglia, che le consentirà di raddoppiare la sua popolazione nell’arco di 20-30 anni. Ma di tutto questo parleremo altrove … .

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